Opoku’s House

Durante il cantiere di eARThouse presso l’Abetenim Arts Village, è nata la necessità di capire l’effettiva economicità, in termini di adattabilità e riutilizzabilità, delle casseforme realizzate.
Abbiamo dunque avuto modo di discutere della situazione con il prof. Mantey, con i volontari presenti al momento e con il coordinatore, Mr. Appiah, convenendo sul fatto che la costruzione di un’abitazione all’interno del villaggio, con tecniche e modalità fin’ora utilizzate solo all’interno dell’Arts Village o per edifici pubblici, potesse favorire la diffusione della consapevolezza tra gli abitanti della loro effettiva economicità, durevolezza e qualità.

Mr. Appiah ci presenta quindi Opoku, contadino locale con moglie e tre figlie.
Come molti al villaggio ha partecipato come operaio alla costruzione di alcuni edifici all’interno dell’Arts Village ed in seguito a queste esperienze ha maturato il desiderio di costruire la propria abitazione in pisè, avendone già toccato con mano le proprietà. Il cantiere era già avviato e le fondazioni completate, ma da qualche tempo i lavori si erano fermati a causa di mancanza di fondi per l’acquisto del legname per le casseforme. Da subito ci è sembrata un’occasione unica per dare concretezza a quanto avevamo pensato e per avere una controprova dell’utilizzabilità delle casseforme progettate per eARThouse.

Il progetto è composto di tre stanze, connesse da una veranda comune, le aperture sono ridotte e posizionate in modo da permettere una corretta ventilazione senza avere un soleggiamento diretto.
La massa delle spesse murature permette di mantenere freschi gli ambienti interni.
Molti di questi principi di sostenibilità erano già stati sperimentati da Opoku quando collaborò al cantiere gestito da Anna Webster all’Arts Village nel 2014.

Riguardo gli aspetti tecnici , per poter utilizzare le casseforme su una fondazione di spessore differente, il loro sistema di ancoraggio è stato modificato per renderle utili alla realizzazione di pareti di qualsiasi spessore. Inoltre la stabilizzazione è stata data qui da un 4% di cemento per le parti più basse delle murature, riducendosi ulteriormente al 2% nella parte sommitale, più protetta dallo sporto delle falde.

Il punto focale del progetto risiede nel fatto che questo sia stato autofinanziato dal proprietario e il solo contributo del nostro gruppo sia stato a livello tecnico e costruttivo. Ogni decisione è stata presa relativamente alle attuali disponibilità economiche del proprietario e sviluppando soluzioni specifiche ed economicamente sostenibili.
La costruzione delle murature è durata quattro settimane. In questo lasso di tempo molte persone provenienti da Abetenim e dintorni hanno manifestato il proprio interesse verso la costruzione ed il processo attraverso il quale stava venendo realizzata.
Questo può decisamente ritenersi un buon punto di partenza per un prossimo sviluppo di progetti a lungo termine, volti al miglioramento delle condizioni abitative delle zone rurali del Paese. L’esperienza di Opoku si pone come progetto pilota, replicabile ed ampiamente adattabile a budget differenti, verso una futura diffusione, o meglio di una rivalutazione, delle tecniche costruttive in terra nel villaggio, verso un progressivo abbandono delle costruzioni in blocchi di cemento compresso.

Il progetto è ancora in fase di completamento. Seguite tutti gli aggiornamenti attraverso le nostre pagine facebook e Instagram!

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